Un uomo, una voce, una corda.
Un nodo che lega e che scioglie: il legame tra chi genera e chi è generato.
In Akedà, parola e immagine diventano rito.
Un viaggio dentro la memoria e la ribellione, dove la scena si fa essenziale – luce, suono, gesto – e ogni quadro è una ferita che si apre per trasformarsi in visione.
Un atto unico di teatro evocativo e viscerale, dove la fragilità diventa linguaggio e il conflitto con l’origine si trasforma in forza poetica.
Un uomo di fronte a un nodo antico: il legame tra chi genera e chi è generato.
In questo spazio sospeso tra memoria e visione nasce Akedà, un atto unico che si muove tra parola e immagine, tra corpo e luce. Raffaele La Pegna dà vita a una performance intensa e viscerale che affronta l’enigma del sacrificio, del lascito e della ribellione.
Al centro c’è il conflitto universale tra appartenenza e libertà, tra obbedienza e scelta: ciò che ereditiamo e ciò che decidiamo di trasformare.
La scena è essenziale: pochi oggetti, luci nette, suoni evocativi.
Ogni quadro è un affondo, un taglio, una ferita che si apre e si ricompone nello sguardo del pubblico. Non c’è una narrazione lineare, ma una sequenza di visioni che attraversano la dimensione del mito e dell’intimità, fino a toccare il rapporto più profondo e arcaico: quello con l’origine.
Akedà è un rito contemporaneo di parola e immagine.
Un’esperienza teatrale che intreccia voce, pittura e memoria, trasformando la scena in un luogo di evocazione collettiva, dove la fragilità diventa forza e la ferita si fa linguaggio.
Raffaele La Pegna
€ 16,00