Alessandra Carrillo, prima di dedicarsi del tutto alla recitazione è stata una affermata manager, responsabile strategia e marketing per le aree Europa, Medio Oriente, Africa e Oceano Pacifico per una multinazionale americana in ambito assicurativo per quasi un decennio e nel 2012 Targa Speciale al Premio Bellisario come giovane donna manager. Poi è arrivata l’arte nella sua vita professionale, come attrice, regista e ora anche come produttrice creativa. L'abbiamo incontrata per capire quanto possa essere forte il desiderio di realizzare un proprio sogno.
Come nasce la tua fascinazione per la recitazione?
Ne sono stata appassionata da sempre! A 14 anni, in una recita scolastica, ho portato in scena Medea ed è stato amore a prima vista, ma a Foggia (città di nascita N.d.R.) non ho avuto modo di poter seguire corsi di recitazione, cosa che poi ho fatto a Roma durante il periodo universitario. Nel mentre però, per esigenze di studio, mi sono trasferita in Belgio e Canada e poi per lavoro a Barcellona e New York. A Londra, dove sono rimasta quattro anni, ho avuto modo di fare teatro in inglese e quando sono ritornata a Barcellona ho fondato un'associazione di teatro in lingua italiana tenendo spettacoli per la comunità italiana locale - il tutto mentre lavoravo in giro per il mondo!
Non sei però rimasta a Barcellona a lungo…
Un paio d'anni, ma viaggiando spesso ci stavo poco, e così, mentre chiudevo una fusione in Italia, ho chiesto il rientro a Roma: il mio Paese mi mancava. E sempre di più mi rendevo conto di quanto mancasse l'arte nella mia vita. Così, appena rientrata in Italia, è iniziata la ricerca di corsi e scuole di recitazione. Avendo da poco superato i trent'anni non potevo accedere a scuole come il Centro Sperimentale di Cinematografia, ma per caso un attore, Alessandro Giova poi diventato amico, incontrato al Globe Theatre dietro le quinte di uno spettacolo, mi parlò della Scuola di Recitazione Teatro Azione che poneva il limite per l'ingresso a trentun anni: era la mia ultima occasione!
Come è andata?
Ho fatto il provino e sono stata presa: ho conseguito così il diploma professionale. Quell'estate fui selezionata anche alla Biennale di Venezia Theatre College, lavorando con il Leone d'Oro alla Carriera, Jan Lauwers nel 2014 e poi due anni dopo fui riselezionata per lavorare con il regista polacco Jan Klata.
Tutto questo mentre continuavi col tuo lavoro manageriale?
Esattamente, la scuola era serale e le prove nei w-end e poi mi prendevo dei periodi di ferie per poter studiare e approfondire questa mia passione, lavorando ad esempio in delle full-immersion con Michael Margotta ed altri maestri, o come alla Biennale Teatro stessa: le mie “vacanze” veneziane.
Come riuscivi a conciliare queste diverse esigenze?
Con la forza della passione: ricordo che mentre stavo gestendo e definendo una acquisizione in Italia contemporaneamente completavo un MBA a Cambridge (part time per 3 anni di studio tra Inghilterra e Spagna) e allestivo uno spettacolo teatrale a Barcellona: praticamente non dormivo!
Quando hai deciso che il tuo futuro sarebbe stata la recitazione?
Quando studiavo a Teatro Azione mi capitava di svegliami la mattina con la voglia di analizzare la psicologia dei personaggi che studiavo la sera prima più che le spreadsheet dei progetti aziendali. La mia ricerca emotiva ed artistica si faceva sempre più pressante così, sul finire del 2015, in parallelo con una ristrutturazione aziendale, ho colto la palla al balzo per cambiare vita!
Come hai iniziato questa tua nuova vita professionale?
Ovviamente a parte il continuous learning, ho cominciato dal conoscere il settore: ho girato tanti cortometraggi per mettermi alla prova ed imparare a stare sul set ed ho iniziato a frequentare i festival e i mercati, per comprendere e le dinamiche del business (da ex manager, deviazione professionale!) ed avere una conoscenza più approfondita delle emergenti realtà artistiche, spesso scrivendo anche articoli sul teatro e sul cinema. Poi ci sono stati i primi provini, piccole parti in film e tv: ed ora pian piano inizio ad avere anche la possibilità di lavorare su ruoli con un arco narrativo ed emotivo più ampio... e tengo le dita incrociate per il futuro!
In che modo la tua esperienza maturata nell'ambito della comunicazione ti è stata d'aiuto nel mondo dell'arte?
Se parliamo della capacità di organizzare e promuovere i lavori allora certo, torna utile la mia esperienza pregressa. Ma la comunicazione su cui l'attore fa leva è diversa: c’è un lavoro d'immaginazione e immedesimazione molto profondo che trascende il proprio vissuto. Qualche similitudine c’è magari nel lavoro che si fa di ricerca degli obiettivi e dei bisogni del personaggio: lì serve la stessa empatia con cui ci si cerca di immedesimare nella psicologia del potenziale cliente, come si dice in inglese “walking in someone else’s shoes”, per capire come meglio adattare il prodotto in R&D, usability o nella fase di promozione al customer finale. Questo stesso tipo di lavoro lo faccio per entrare nei personaggi, nel cogliere il loro vissuto – senza volergli vendere niente però!
Come inizia lo studio di un personaggio?
Prima di tutto fisicamente, ovvero devo capire come si sente nel suo corpo, come cammina (per l’appunto“walking in someone else’s shoes”), come si pone verso il mondo. La postura, l'atteggiamento che ha sono importanti per delineare chi è e come si sente con se stesso e nel rapporto con gli altri.
Si attinge anche dal proprio vissuto…
Certo, e non sarei la persona che sono oggi se non avessi vissuto le esperienze che ho fatto. Sono stata una persona fortunata: nel mio lavoro precedente, soprattutto, ho girato il mondo, parlato con gente di ogni tipo e di tante nazionalità diverse, dal grande capo d’azienda donna in Norvegia ai monaci tibetani, ma sempre con a cuore le origini della mia Italia e della mia Puglia.
A proposito di viaggi so che sei un'appassionata…
Vero, sono stata in quasi 60 Paesi tra il lavoro ed i miei viaggi, spesso in solitaria.
Cosa ti appassiona del viaggiare?
Il perdersi, wandering. Amo passeggiare e perdermi per posti sconosciuti, riuscire a guardare tutto con occhi sempre nuovi, conoscere genti, usi e costumi. Paradossalmente nella diversità che colgo si ritrovano tante uguaglianze: nel senso che pur in culture diverse, distanti, vi sono degli elementi, una matrice comune, che è rappresentata dal senso dell’umano. Sembra una contraddizione ma non lo è.
In tema di contraddizioni, quali sono le tue?
Giocando con l’astrologia direi che, essendo un Capricorno ascendente Gemelli, coniugo la concretezza e caparbietà del Capricorno con lo spirito libero e idealista dei Gemelli. In sintesi: un’idealista concreta. Mi definisco anche una interdisciplinata perché non riesco mai a trovare una definizione: ex manager, ex reporter, attrice, regista, sceneggiatrice/produttrice? Diciamo che creo connessioni tra le contraddizioni. Esco fuori dai luoghi comuni e metto insieme discipline perdendomici meravigliata, tra wander e wonder.
Qual è stato il tuo ultimo lavoro?
A teatro è stato uno spettacolo teatrale diretto da Giacomo Alvino e Michele Cesari, Nido Bianco 2.0, con possibilità di tournée bloccata nel 2020 dalla pandemia. Fortunatamente nel mentre ho avuto la possibilità di fare vari provini ed è arrivato, tra gli altri, anche un bel ruolo nella serie Luna Park su Netflix dallo scorso fine settembre.
In che ruolo hai recitato?
Tina, una giostraia che nel passato ha dovuto crescere suo figlio da sola durante la guerra, e che ora, nella Roma anni ‘60, vive il Luna Park come la sua famiglia, tra misteri e ritorni. Mamma di Celeste, interpretato da Matteo Olivetti. Un ruolo, quello della mamma, che spesso ritorna.
E per quanto attiene al cinema?
A proposito di mamme, ho interpretato nel docu-film Ralph De Palma di Antonio Silvestre il ruolo di una madre che vede partire i propri figli per l'America in cerca di un futuro migliore. E' stata un'esperienza intensa e forte e di cui sono grata. Come lo sono per il film Istmo di Carlo Fenizi, uscito durante il lockdown in piattaforma e presto al cinema, ma che racconta proprio quella incapacità di uscire dal proprio nido e vivere appieno la vita, cosa che più si confà al mio personaggio Gina, un’esuberante fisioterapista amica del protagonista interpretato da Michele Venitucci.
Qual è un ruolo che vorresti interpretare?
Personaggi fuori dagli schemi, donne che abbiano modo di raccontare qualcosa di diverso, magari anche per ispirare con role models alternativi le ragazze più giovani, e chissà: mi piacerebbe molto anche una supereroina!
So che hai realizzato un docu-film sulla musica…
Sì, CAPUT MUSICAE, tra centro e periferia: Omnia Vincit Musica, un docu-film, per la regia di Tiki, nato dalla proposta del progetto RomaCaput Peripheriae per il bando A2 Visioni Fuori-Luogo che ha visto capofila il LiceoGinnasio Statale Terenzio Mamiani di Roma, assieme all'Istituto Blaise Pascal di Pomezia ed al Liceo Anco Marzio di Ostia e girato in pieno lockdown questa primavera con i ragazzi degli istituti. Ne sono stata produttrice creativa ed esecutiva (sotto il nome www.wandersentertainment.com – a proposito di wanders, tutto torna!): scritto con i ragazzi stessi, sotto la supervisione dello sceneggiatore Piero Balzoni, abbiamo raccontato la musica tra centro e periferia romana, coinvolgendo anche giovani cantanti e gruppi musicali nelle interviste. In questi giorni vedrà la sua prima uscita ufficiale al Capri Hollywood Festival Internazionale, con proiezioni il 31 dicembre ad Anacapri e l’1 gennaio a Sorrento.
In che modo i ragazzi hanno accolto il progetto?
Con molto entusiasmo! A causa del lockdown abbiamo iniziato i lavori incontrandoci sulle piattaforme online: è stato bello vedere con quanta gioia abbiano poi accolto il primo scambio dal vivo quando abbiamo iniziato ufficialmente le riprese a Marzo (in zona rossa, con tutte le difficoltà del caso!) e bello vedere concludersi il percorso con una prima proiezione entro la fine di questo anno così particolare ed una successiva proprio ad inaugurare il 2022. Felicissima di questa selezione ufficiale!
Come è stato lavorare con i ragazzi?
Essere contagiati dalla loro vitalità, vedere il loro impegno, il loro entusiasmo è stato molto bello: è stata una vera e propria esplosione di energie e sono stata felicissima di poter scoprire le loro passioni, i loro dubbi, fragilità e quell’immensa voglia di fare. Sono tornata giovane, con quella speranza di futuro negli occhi. E la voglia di farlo insieme: i giovani sono davvero il futuro. Felice così!
Social:
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Trailer: https://youtu.be/t6NwoacFAmE