Fatima Romina Ali si definisce un'attrice afroitaliana. È nata a Roma da genitori Somali. Inizia da bambina una collaborazione con la Caracciolo che la fa apparire in diverse serie TV, poi l'incontro col teatro.
Da dove nasce questa tua passione per la recitazione?
Praticamente da che ho memoria! Sin dalle scuole primarie ho avuto degli insegnanti che ci hanno alfabetizzato all'arte in tutte le sue forme.
Ci hanno impartito un'educazione estremamente moderna, pur trattandosi di 25 anni fa, e il loro approccio non aveva nulla da invidiare a quelli più all'avanguardia dei modelli Nord europei.
Di mio poi, ho sempre amato la recitazione e il canto. Da bambina, ogni volta che finivo di vedere un film, andavo in giro per casa a cercare abiti che potessero riprodurre quelli dei protagonisti che avevo appena finito di vedere e ricreavo spezzoni improbabili con tanto di dialoghi e scenografia. Ovviamente tutti interpretati da me.
Quale è stata la tua formazione artistica?
A 14 anni mi affacciai timidamente alla porta del Teatro Duse, un meraviglioso teatro all'italiana di 50 posti molto famoso nel mio quartiere. (Fu il teatro dove debuttò Mastroianni!)
E fui tra le allieve più giovani del laboratorio diretto da Caterina Costantini. Lei e gli altri meravigliosi insegnanti ( Claudio Insegno, Cesare Belsito, Mario Fedele, Virginia Barrett, Enrico Bernardi, Gianluca Spatti Edoardo Scatá) ci trasmisero con passione tutto quello che sapevano senza mai crearci false illusioni. Spiegandoci che questo mestiere si impara soprattutto facendolo e rubando dai grandi.
Parallelamente ho iniziato a frequentare il Centro Italiano di Musica Antica dove insieme al coro diretto dai maestri Pagliei e Siminovich, mi sono esibita in diversi concerti di musica da camera spartiti di Mozart Fauré Vivaldi Albinoni
Crescendo non ho mai smesso di cercare di migliorarmi ho frequentato tantissimi corsi allo IALS (istituto di addestramento lavoratori dello spettacolo) e al DAMS di Roma tre.
A 32 anni sei attrice teatrale e per la TV, aiuto regia e fotomodella…in cosa avresti voglia ancora di sperimentarti?
In tantissime altre cose, doppiaggio radio, stand up comedy. Non si finisce mai di imparare!
La tua occasione ti è arrivata tramite una persona che ha dato inizio alla tua carriera. Vi sono stati altri momenti simili che hanno rappresentato una svolta?
Svolta in realtà è un termine un po' effimero, soprattutto qui in Italia sono veramente in pochi gli attori che possono dire di aver veramente svoltato. Ciò che è certo è che spesso il lavoro porta altro lavoro.
I lavori più soddisfacenti che ho ottenuto, sono sempre arrivati perché ero stata notata in qualche altro progetto.
La tua origine somala, anche se nata e cresciuta in Italia, è stata per te un punto di forza o ti ha creato dei problemi nel farti conoscere e apprezzare?
Io amo profondamente le mie origini anche se sono allo stesso tempo croce e delizia.
Mi spiego meglio. Quando ho iniziato a fare questo meraviglioso e difficilissimo mestiere ero molto giovane.
Ma ormai eravamo negli anni duemila, il mondo stava cambiando e così anche la narrazione in un certo senso. O almeno così pensavo.
Credevo erroneamente che distribuirmi in un panorama teatrale sarebbe stato più difficoltoso, essendo una ragazza nera italiofona.
Mentre il cinema e la TV sicuramente avrebbero ritagliato un posto per noi rappresentanti delle cosiddette seconde e ormai oserei dire terze generazioni, di figli di stranieri, nati e cresciuti in Italia. Storia che ci potessero rappresentare. Beh è stato esattamente il contrario.
Sono andata in scena in tantissimi teatri di Roma e d'Italia mettendo in scena Shakespeare, Garcia Lorca, Verga, Tasso, senza nessun tipo di problema e senza che il pubblico abbia detto A.
Al contrario quando mi recavo a fare un casting, sentivo sempre la solita filastrocca. Benissimo bravissima, adesso però fammelo con un accento straniero. È molto avvilente.
Salvo alcune fortunate eccezioni per il mio tipo fisico c'erano a disposizione solamente i ruoli della prostituta, della ladruncola, della ragazzina seviziata. Tutte rigorosamente straniere.
Anche se adesso le cose stanno lentamente cambiando.
Sei contenta dei progetti ai quali hai partecipato?
Sono contenta del percorso che ho fatto. Mi sono tolta le mie soddisfazioni, ho avuto la fortuna di lavorare in veste di attrice o di assistente alla regia con dei grandi.
In primis Caterina Costantini che è stata anche la mia insegnante, ma anche con Ermanno Olmi, Giorgio Albertazzi, Carlo Alighiero, Valeria Valeri, Milena Vukotic, Rita Forte, Eric Bross, Fabrizio Angelini, Rutger Hauer, Alessandro Haber, Pietro De Silva, Tommaso Paolucci e Virginia Alessandri.
Hai qualche rimpianto? E qual è il tuo sogno che vorresti realizzare?
Rimpianto forse di non aver potuto studiare in America. Sogno, di poter tornare a fare un musical è un'emozione pazzesca.
Hai un’artista che è per te un modello da imitare?
Senz'altro Paola Cortellesi, a mio avviso l'artista più completa che abbiamo qui in Italia. Oltreoceano amo molto il lavoro di Kerry Washington, Octavia Spencer e ovviamente della mitica Whoopi Goldberg. Un'icona.
Ti sei mai scoraggiata di fronte alle difficoltà e hai avuto con la tentazione di gettare la spugna?
Scoraggiarsi se veramente si ama in maniera viscerale questo mestiere non è un'opzione!
Dobbiamo fronteggiare più rifiuti e porte in faccia noi in un anno, di quante alcune persone ricevano in tutta la vita. Un giorno sei sul set di un film o in scena con uno spettacolo meraviglioso e dopo un mese puoi andare a lavorare in un ristorante o in un parco divertimenti per bambini.
L'importante è non gettare la spugna. Se non hai santi in paradiso devi lavorare duramente per mantenerti. Alcuni attori si vergognano di dire che impegnano, gli inevitabili buchi lavorativi che questo mestiere genera, con altri lavori, a differenza di ciò che avviene all'estero, dove viene considerato normale.
Ma secondo me non è quello che stai facendo che ti definisce ma l'impegno che continui a mettere per raggiungere il tuo sogno.
Cosa vorresti dire a quelle ragazze o ragazzi che vogliono intraprendere la tua stessa carriera?
Di pensarci molto attentamente. Non di non farlo. Ma di pensarci bene.
Perché le rinunce sono innumerevoli e anche i momenti di scoramento. Soprattutto mano mano che uno cresce. Vedi i tuoi coetanei che hanno intrapreso percorsi lavorativi più regolari, seguire un iter molto più ordinato e socialmente accettato.
Ma che se quella è veramente la loro strada, di seguirla nonostante tutto avendo sempre cura di ricordarsi ogni giorno il perché si è fatta quella determinata scelta.